Lu cucumarazzu o carosello salentino

“Lu cucumarazzu” o carosello, tra storia e tradizione.

Poco calorico, rinfrescante e diuretico, ottimo come contorno o da consumare come spuntino

“Lu cucumarazzu” in dialetto salentino potrebbe essere tradotto come cocomero, ma per  i pugliesi e i salentini, il cocomero è spesso associato all’anguria, mentre il “cucumarazzu” , potremmo definirlo come un cetriolo anche se la sua caratteristica è un po’ diversa, quindi permettetemi di dire “Paese che vai usanze che trovi”!
Sicuramente “lu cucumarazzu” o carosello pugliese o barattiere , è uno degli ortaggi tipici della nostra Puglia, ed è uno tra i più antichi ; appartengono alla specie CUCUMIS MELO L.e non tanto per forma, ma per sapore può essere paragonato a quella del melone, anche se molto meno zuccherino.
L’organo commestibile è il frutto di questa pianta , che viene normalmente consumato in alternativa al cetriolo, rispetto al quale risulta più digeribile a causa dell’assenza della cucurbitacina, una sostanza normalmente presente nei cetrioli.
La loro coltivazione e tradizione è molto diffusa in Puglia e risale a molti secoli fa. La loro storia è antica, apprezzati intorno al 1600 nella città di Gravina in cui si parla di “cocomeri” con riferimento ai caroselli, mentre nel 1833 in Terra D’Otranto pare venissero consumati nel seminario di Otranto, in particolare nel periodo giugno –agosto venivano coltivati e  chiamati “poponelle” che sta per indicare un tipo di carosello.
In realtà possiamo dire che esistono due ecotipi di pianta Carosello pugliese e Barattiere, che si differenziano per alcuni caratteri botanici per forma, dimensione e composizione del frutto. La differenza dell’accrescimento della pianta sta anche nel fatto che in Puglia ogni zona ha il suo ecotipo locale ed è vero che molte altre varietà un tempo coltivate e diffuse, si sono estinte.
L’ortaggio risale al periodo delle città stato e per questo in Puglia esistono diversi termini dialettali a seconda delle zone: ad esempio, viene indicato come ‘peponcine’, ‘melongedde’, ‘paddotti’, ‘spuredde’ o ‘spureddhre’ (nel leccese), ‘scattoni’ (forse per il caratteristico rumore che essi producevano quando, per mangiarli, i contadini li rompevano sbattendoli sul ginocchio). Curiosa la denominazione diffusa nella zona di Andria, dove viene chiamato ‘casorello’, ovvero con la s e la r invertite; la denominazione è così abituale che nella zona è opinione diffusa che sia la denominazione corretta e il termine dialettale (‘casridd’).Per il barattiere, che viene chiamato anche ‘cianciuffo’, ‘pagnottella’ e in qualche caso ‘cocomerazzo’(basso salento), la denominazione è forse dovuta alla facilità con cui in passato veniva barattato in campo.

La regione Puglia ha inserito il carosello nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani col nome di carosello di Manduria, carusella ed il barattiere con il nome di barattiere, cianciuffo, pagnottella, cocomerazzo.Da maggio ad agosto la raccolta è vasta, quindi facilmente reperibili sul mercato locale.

Questi ortaggi dalle proprietà organolettiche ritenute superiori ai classici cetrioli , vengono raccolti molto prima della maturazione che morfologicamente li renderebbero più simili ai meloni ma dal sapore meno dolce.

Sono poco zuccherini, quindi ipocalorici e ricchi di acqua di vegetazione (quindi consigliati per chi soffre di ipertensione/ritenzione idrica/diabete)

Sono più digeribili rispetto al cetriolo e rinfrescanti

Contengono vitamine, Sali minerali, antiossidanti naturali

Personalmente consiglio per una migliore digestione e soprattutto in caso di malattie del tratto gasto-intestinale, quali ad esempio la malattia diverticolare, reflusso, ernia iatale di eliminare i semi a loro interno.

Possono essere consumati come contorno di verdura, io li preferisco insieme ai pomodori, oppure come “crudité” come antipasto tagliati a listarelle in  pinzimonio; un’altra ottima alternativa è quella di farli consumare ai più piccoli durante uno spuntino al posto della frutta, in estate sarà apprezzato anche dai bambini proprio per le sue proprietà rinfrescanti.

Dott.ssa Simona Dongiovanni

Articolo realizzato da fonti bibliografiche di storia e cucina salentina

Lascia un commento